Me ne andavo spensierato per i fioriti sentieri del mondo, perso dietro ai miei sogni di giovinetto, senza immaginare che altro m’era riservato; così quando la mano di Dio si fermò su di me e m’immobilizzò, recalcitrai. Ma Egli, piano piano, metodicamente, sciolse uno ad uno i legacci, che mi tenevano avvinto al mondo, mi isolò grado a grado, mi portò a varie esperienze, mi privò degli affetti più cari, e poi attraverso la Mamma Sua mi chiamò al Suo servizio nella terra santa di Lourdes, che per me è diventata la vera anticamera del Paradiso.
E conobbi il vero valore della sofferenza; compresi come nel dolore l’anima si affina ed il cuore si libera dalle pastoie terrene per espandersi in un impeto d’amore che sublima il dolore; compresi che la sofferenza è uno stato di grazia. Ed aprii il cuore ad una diversa contemplazione della vita, e la natura mi divenne sorella, e il passante sconosciuto mi fu fratello da abbracciare e col quale lodare il Signore…
Io sono felice, perché ho sempre trovato amore, ed in compenso ho sempre dato amore. “Fa’ per i malati poveri”, la Voce mi sussurrò venti anni fa. E da vent’anni fedelmente l’ubbidisco…. Ma come ho ubbidito? Non lo so, non sta a me giudicare. Un giorno, quando mi troverò faccia a faccia col Padre mio, che mi ha amato tanto da chiamarmi al Suo servizio, potrò sapere se questo servizio l’ho svolto come avrei dovuto. So solo che ho sofferto, ho avuto crisi, alle volte ho anche dubitato, ma non ho mai lasciato cadere la croce, di cui Egli mi aveva caricato le spalle.
Oggi, alla fine del mio pellegrinaggio terreno, non ho più nulla da chiedere al Signore. La mia malattia è divenuta la ricchezza della mia vita; la mia menomazione il distintivo della mia appartenenza alla grande milizia di cui il capo è il Cristo sofferente; il mio lavoro la tessera, che un giorno potrà darmi l’ingresso nel Regno beato.
Non ho più nulla da chiedergli, nemmeno la guarigione. Magari solo di tenermi sempre disponibile alla Sua Volontà ed in questa di maturarmi, di migliorarmi, di farmi più a fondo comprendere la bellezza del creato, la verità e la profondità del vero amore.
Perché oggi a 53 anni sono ancora innamorato della vita.”(Cfr. ib., pagg. 231-233).