Questo Diario ci fa conoscere fino in fondo il suo animo. Ci manifesta il suo cammino di fede, che è cammino di santità. Un cammino, che è una risposta all’amore di Dio, che ha fatto irruzione nella sua vita tramite il “varco” della Vergine Maria.
Ogni pagina è piena della consapevolezza del suo peccato, del suo attaccamento alle cose della terra e della sua ingratitudine verso Dio e la Vergine Maria, ma nello stesso tempo è piena di una grande speranza e di una fiducia illimitata nella Misericordia di Dio e nell’intercessione potente di Maria. Come tutte le persone che fanno un’esperienza seria di fede, egli giorno dopo giorno avverte la distanza abissale da Dio. Ma non si scoraggia. Sempre cade e ricade nel peccato, ma sempre si rialza, ricominciando daccapo. Nonostante la sua indegnità, sente un’attrazione forte per le cose del Cielo ed una chiamata irresistibile ad essere santo, per la missione di amore verso gli ammalati.
Quante lotte, tentazioni, sofferenze, calunnie, quanti dubbi lancinanti, ma anche quante consolazioni, quanti segni prodigiosi di Maria ha vissuto il nostro Fondatore! L’Opera, alla quale abbiamo la grazia di partecipare, ha avuto questo concime e questa irrorazione.
Sul periodico “Missione” sto pubblicando, a puntate, alcune pagine scelte del detto Diario. Esse sono sufficienti per conoscere, dal di dentro della sua coscienza, la storia di quest’uomo, tutto di Dio e tutto di Maria. Egli non ha avuto esperienze mistiche, - almeno così appare da quanto ho letto nel Diario - ma ha vissuto la sua esperienza di fede, essendo uomo come noi, con gli stessi difetti e gli stessi peccati nostri. Sotto questo aspetto può aiutarci molto a capire cosa è il cammino verso la santità per un uomo comune, dandoci la speranza e la certezza che esso è possibile per ogni uomo, anche per noi.
Sebbene scritto di getto, senza alcuna pretesa letteraria, tuttavia il Diario di Battaglini ha delle pagine bellissime, sia dal punto di vista della spiritualità che della forma letteraria. Già alcune pagine sono state sopra riportate. Ora ne riporto un altro piccolo ritaglio.
“Sono stato a Lourdes dal 25 settembre scorso al 3 ottobre (1963), per un mio bisogno spirituale… E ho visto cose nuove, mai viste nei precedenti tredici pellegrinaggi. Così sono salito sulla montagna del Calvario, visitando la "Via Crucis"…Chi potrà dimenticare l'impressione immensa che ebbi nell'ascendere la montagna del Calvario? Ammirai le Sacre Stazioni e venerai le immagini riproducenti il martirio di Gesù; pregai con fede ed amore, specialmente davanti all'imponente Calvario, maestoso e terribile insieme nella grandiosità.
Ma l'emozione veramente grande l'ebbi nel farmi tirar fuori su per quel sentiero roccioso. Mi portavano tre barellieri e quattro dame e ci accompagnava un sacerdote. E nel mentre, quei giovani arrancavano per la via sassosa, spingendo con tutte le forze la mia carrozzina, mi sembrava di salire direttamente al Cielo. Mi sentivo strappare dalla terra e avanzare su, su sempre più in alto, sempre più verso quel Cielo turchino che ci sovrastava, spinto da una forza immensa, che era la mia malattia; ma contemporaneamente sentivo che quei giovani, che sudavano e mi spingevano in alto, erano abbarbicati a me, mentre con la loro forza ed il loro amore salivo in alto, col mio dolore li trasportavo con me. Gli uni all'altro aggrappati, ascendevano tutti con sforzo, attraverso i sassi e i rovi della strada, verso quell'Essere, che al Calvario ci attendeva per portarci con Lui in Cielo.
Sentii che la malattia è la forza di unione e può servire da legame tra gli uomini e Dio.
Ed anche essi, i miei giovani accompagnatori, sentirono i miei stessi pensieri e vissero la mia stessa emozione, perché sulla via del ritorno rimasero silenziosi e fermi, a lungo meditando quello che inconsciamente forse era passato nel loro animo.
Quale emozione fu quella per me! Uno dei più bei momenti della mia vita, che mi valse per tanti e tanti anni di miseria e di dolore (cfr. Diario. Vol. II, 13 ottobre 1963).