Luigi Battaglini, "Innamorato della Vita"
Nel 1972 Battaglini riesce ad aprire la Casa-famiglia a Foggia, in Via Amicangelo Ricci, nella ex clinica De Angelis. E’ indescrivibile la sua gioia. Scrive nel diario: “Sabato 11 e domenica 12 (novembre) sono stati i giorni cruciali. Sabato il Vescovo ha benedetto la nuova Cappella, che abbiamo approntato, dopo che la consorte del Prefetto aveva tagliato il nastro augurale della Casa.

La funzione avrebbe dovuto svolgersi tutta qui e concludersi con la S. Messa celebrata dal Vescovo. Ma dato il numero previsto di invitati, l'abbiamo diviso in tre tempi: la S. Messa a S. Giuseppe Artigiano con l'omelia del Vescovo e mio discorso; l'inaugurazione e la benedizione qui e la prima S. Messa in Cappella il mattino dopo.

Così è stato. Sabato è stato un turbinio: siamo andati a S. Giuseppe sotto l'acqua; abbiamo qui avuto la visita di un paio di centinaia di persone; un via vai ed una confusione notevole. Io trascorsi un pomeriggio in uno stato di imponderabilità, commosso e felice, come mai sono stato in vita mia.

Ma il gran giorno fu per me domenica 12. Il Vescovo volle lui stesso celebrare la prima S. Messa. Quando Gesù entrò nella Casa e si nascose in quel Pane e quel Vino, che il Vescovo offriva al Padre, non potetti nascondere la mia commozione e piansi abbondantemente. Mi dettero gioia anche le parole del Vescovo. Non l'ho mai sentito esprimersi con tanta sicurezza e tanto ardore, come si espresse nei confronti di questa Casa. Si dichiarò sicuro che nulla l'avrebbe fatto regredire, anzi che essa sarebbe cresciuta e si sarebbe diffusa.

Da quella domenica Gesù riposa nel Tabernacolo, silenzioso, ma attento Direttore della Casa, ed accanto a Lui veglia la Madonnina, e questa certezza di protezione e di vigilanza mi è di conforto e di aiuto.

Adesso appena la mattina mi alzo, vado in Cappella a salutare i due Direttori ed a recitare la prima parte dell'Ufficio, nonché tentare di compiere un po' di meditazione…” (cfr Diario, vol. V, 26 novembre 1972).

In realtà la casa fu aperta il 9 giugno 1972, con l’entrata delle due prime ammalate. Così egli scrive nel suo diario (cfr. vol V, 11 giugno 1972): “…Sono felice. Sento intorno a me pulsare una vita attiva. Sento il calore di una famiglia. Mi sento circondato di affetto. Era quello che tanto desideravo, verso cui agognavo con tutte le forze dell'anima mia… Mi sento padre. Ed il mio cuore s'allarga di amore. Sento che giorno per giorno qualcosa si forma dentro e si riversa fuori in un impeto che non ha freno. Queste due sorelle ammalate, queste donne che con tanto slancio la assistono, sento di amarle come membri della mia stessa famiglia.

Quell'iscrizione sul muro esterno della Casa non sono più vuote parole spiccanti nitidamente sulla facciata, ma oggi sono una realtà ed un richiamo, come il lumino rosso in una Chiesa che indica la presenza del Divin Prigioniero. Non vuole essere un irriverente paragone il mio, ma anzi un profondo atto di omaggio al mio Redentore e Signore.

Del resto Egli vive qui nelle membra martoriate di queste Sue figlie, un po' anche nelle mie membra immobilizzate. E quell'iscrizione vuole appunto indicare la Sua presenza mistica in coloro che "compiono quello che manca alla passione di Cristo a pro del Corpo Mistico Suo, che è la Chiesa". E se Chiesa nel suo vero significato vuol dire Assemblea di fedeli, questa è anche una piccola Chiesa, perché siamo in più di uno che viviamo congregati nel Suo Nome.

Dolce, santa e cara Madonnina mia, Luce dei miei giorni e Faro delle mie notti, Tu che troneggi rispettata ed amata nell'atrio di questa Casa a Te dedicata, abbi pietà di noi. Intercedi presso il Tuo e mio Padre, presso il Tuo Sposo e mio Consolatore, presso il Tuo Figlio e mio Signore e Fratello. Intercedi perché questa Casa sia davvero l'albero frondoso nato da un granellino di senape, di cui parlò Tuo Figlio. L'albero alle cui ombre possono trovar rifugio i passeri della esistenza umana, gli sventurati, i sofferenti, i piangenti, tutti i Beati perché vivano qui serenamente, consolati dal Tuo amore e dalla presenza vivificatrice del nostro Gesù, in attesa della beatitudine eterna.

Vedi, Madre mia, io sono la sentina di tutti i vizi e di tutti i peccati, e Tu lo sai. Io ho offeso ed offendo in tutti i modi il mio dolce Signore. Non merito nulla, se non l'abbandono del Padre e le pene dei reprobi. Perciò non Te lo chiedo per avere io gioia o merito alcuno. Te lo chiedo per questi poveri fratelli, per queste sorelle che oramai vivono sotto il Tuo tetto. Fa' che abbiano trovato una vera famiglia.

Tu vedi come sono serene e contente. Tu sai come una di esse viveva abbandonata, maledicendo i suoi giorni e vedi come oggi ride allegra alle mie facezie o ai racconti dei visitatori. Vedi come in appena tre giorni si è trasformata.

Fallo per loro. Tu che tutto puoi, Tu che sei l'onnipossente per Grazia, come Ti definì il Tuo Servo Bartolo Longo. Chiedi Tu a Tuo Padre ed al Tuo Figliuolo di proteggere e benedire quest'umile Casa e farla ingrandire. Se la benedizione di Dio Padre, la Grazia di Gesù Signore, l'amore dello Spirito Santo e la Tua mediazione non ci mancheranno, non avremo nulla da temere: "Portas Inferi non praevalebunt".

Non dire di no, Madonnina mia. Sono immeritevole di tutto, lo so e lo ripeto. Non sono degno nemmeno di presentarmi al Tuo cospetto e elevare i miei occhi peccatori sul Tuo Viso bello e splendente. Ma Cristo non Ti elesse solo a Madre dei santi: Ti elesse soprattutto a Madre dei peccatori, Rifugio dei peccatori. E la Chiesa Ti chiama Salute degli Infermi. Aiuto dei Cristiani. Tu, dunque, sei doppiamente nostra madre, perché siamo peccatori ed infermi ed ancora tali ci fregiamo del dolce nome di Cristiani. Aiutaci, così, Tu, dolce Mammina mia. Che se Tu non ci aiuti non abbiamo a chi ricorrere. Amen”.